Primo piano di controllo coordinato sull’autenticità delle erbe e delle spezie, il 17% risulta alterato.
Le erbe aromatiche e le spezie sono un prodotto commercializzato a livello globale, la loro filiera è lunga, complessa e composta da diversi attori. Il loro viaggio parte da campi e piantagioni in paesi lontani fino ad arrivare sui nostri scaffali della grande e piccola distribuzione. Il tragitto passa attraverso commercianti locali, aziende di trasformazione ed esportatori, con un conseguente aumento del rischio di frodi, adulterazioni, sostituzioni o errori in tutta la catena di approvvigionamento.
Le condizioni climatiche poco favorevoli per la coltivazione portano l’Europa ad essere oggi uno dei maggiori importatori di erbe e spezie al mondo. Ogni anno vengono importate più di 300.000 tonnellate da paesi terzi come la Cina, l’Indonesia, l’India, il Vietnam e l’Egitto.
La commissione Europea dispone di informazioni che indicano la presenza di spezie adulterate sul mercato ma fino ad oggi non sono mai stati messi in atto interventi di rilevazione.
Il nuovo piano di controllo coordinato nasce proprio con l’obiettivo di stabilire la presenza di pratiche illecite e non conformità nella commercializzazione di erbe e spezie in Europa. L’indagine è stata compiuta su circa 1900 campioni inviati da 21 Stati membri dell’UE, Norvegia e Svizzera al Centro comune di ricerca. Il piano di controllo coordinato si è concentrato sui prodotti maggiormente segnalati come bersaglio di manipolazioni, sostituzioni, adulterazioni e/o contaminazioni: cumino, curcuma, origano, paprika/peperoncino, pepe e zafferano.
Le analisi sono state effettuate utilizzando diverse tecniche analitiche come la spettrometria di massa ad alta risoluzione (HPLC-HRMS), usata per rilevare la presenza di coloranti non autorizzati, e diverse metodologie genetiche (DNA barcoding, metabarcoding, ddPCR, rt-PCR) utilizzate per rintracciare la presenza di specie botaniche dichiarate e non, approssimandone anche la quantità, e per poter avere una panoramica delle specie presenti in un campione.
Una sospetta adulterazione è stata individuata nel 17% dei campioni analizzati (323 su un totale di 1885 campioni analizzati).
La percentuale più alta è stata rintracciata nei campioni di origano (48%), dove sono stati individuati DNA di ulivo, menta, timo, salvia e maggiorana. Negli altri casi la percentuale di campioni sospetti di adulterazione è del 17% per il pepe, del 14% per il cumino, dell’11% per la curcuma e dell’11% per lo zafferano. Il tasso di sospetto più basso (6%) è stato riscontrato per paprika/peperoncino. In tutti i casi sospetti sono state rintracciate specie non dichiarate in etichetta, in alcuni casi anche allergeniche, mentre nei campioni di curcuma, zafferano e paprika/peperoncino sono stati rintracciati coloranti non autorizzati.
L’indagine svolta dalla Commissione Europea è sicuramente un ulteriore passo avanti verso un migliore controllo della filiera delle erbe e delle spezie importate. Le analisi genetiche ancora una volta si sono dimostrate un valido supporto per le aziende che operano in campo agroalimentare per il contrasto di frodi, adulterazioni ed errori. Lo sappiamo bene noi di FEM2-Ambiente che da molti anni ci occupiamo proprio di questo con un servizio rivolto alle aziende del settore.