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Contaminanti nei prodotti botanici, il caso degli alcaloidi pirrolizidinici

Gli alcaloidi pirrolizidinici sono metaboliti secondari, composti chimici non essenziali per la crescita e lo sviluppo della pianta, prodotti da oltre 6000 specie vegetali comunemente diffuse in natura come ad esempio: le Boraginaceae, le Asteraceae e le Fabaceae

L’assunzione di alcaloidi pirrolizidinici può avere effetti nocivi sull’uomo. Nel 2017 l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha aggiornato su richiesta della Commissione Europea le precedenti osservazioni sulla valutazione del rischio da consumo di prodotti a base di piante produttrici di queste tossine. 

Un consumo eccessivo di tali sostanze può provocare, sul breve termine, intossicazioni con conseguenti dolori addominali e problemi epatici. Mentre sul lungo termine, può avere effetti nocivi a causa del potenziale cancerogeno di tali sostanze.

Gli alcaloidi pirrolizidinici non vengono infatti eliminati attraverso i processi di lavorazioni delle piante officinali e questo porta ad un passaggio della tossina dalla pianta stessa al prodotto lavorato e finito (estratto, infuso, integratori alimentari…), per questo motivo possono essere presenti in tutte le preparazioni botaniche.

Quali sono le cause della presenza di alcaloidi pirrolizidinici?

La presenza di alcaloidi pirrolizidinici nei prodotti destinati al consumo umano può essere dovuta a due scenari

Nel primo caso la tossina può essere presente all’interno della pianta stessa utilizzata nella produzione. Alcune specie sono note per contenere livelli più alti di alcaloidi pirrolizidinici, come ad esempio: Borago officinalis L., Leucanthemum vulgare Lam.,Tussilago farfara L. o Senecio erucifolius L..

erbe officinali

Processi produttivi che prevedono l’uso di tali specie botaniche devono essere convalidati e adeguatamente controllati per garantire, nel prodotto finito, livelli di tossina inferiore al limite previsto. Il superamento di tale limite, che può variare a seconda delle regolamentazioni dei diversi stati Membri, può portare nel breve termine ad intossicazioni acute. 

Nel secondo caso invece la contaminazione può avvenire in modo accidentale ed imprevedibile a seguito di una involontaria raccolta di piante infestanti. In questa condizione l’assunzione della tossina a seguito del consumo quotidiano di prodotti botanici contenenti alcaloidi pirrolizidinici è bassa ma prolungata nel tempo. Queste condizioni sollevano preoccupazione per la tossicità cronica.  

Pertanto, è importante adottare misure appropriate per ridurre al minimo la contaminazione da tali tossine vegetali. 

Le linee guida: identificare, tracciare e controllare.

Ad oggi esistono alcune linee guida con apposite raccomandazioni per la prevenzione e gestione delle contaminazioni da alcaloidi pirrolizidinici, come ad esempio Il Codice di condotta per prevenire e ridurre la contaminazione da alcaloidi pirrolizidinici nelle materie prime per tè e infusi di erbe del Tea & Herbal Infusions Europe (THIE), o le Linee guida e raccomandazioni per ridurre la presenza di alcaloidi pirrolizidinici in integratori alimentari del Food Supplements Europe (FSE). Le linee guida si rivolgono a tutti gli attori della filiera dei prodotti botanici, dai coltivatori ai trasformatori fino al venditore finale, in quanto ogni operatore è responsabile della sicurezza del proprio prodotto. 

Un ruolo importante nella prevenzione e nella valutazione del rischio è svolto dall’identificazione delle materie prime. Una corretta identificazione della pianta e di possibili contaminanti fornisce, infatti, molte informazioni rilevanti sulle sue proprietà e sui rischi ad essa associati.

Per questo motivo è importante mettere in atto in primo luogo interventi di formazione rivolti ai coltivatori per consentire un corretto riconoscimento della specie attraverso i suoi tratti morfologici e azioni di audit per conoscere il territorio di provenienza delle materie prime ed effettuare controlli pre raccolta. 

Le analisi genetiche possono invece offrire un aiuto nel riconoscimento di specie in caso di dubbi o nelle fasi successive della lavorazione quando la pianta perde i suoi tratti distintivi. 

FEM2-Ambiente oltre ad offrire già servizi di identificazione genetica sta investendo nella ricerca e sviluppo di sistemi molecolari dedicati proprio all’identificazione e al rilevamento delle specie vegetali potenzialmente ricche di alcaloidi pirrolizidinici nelle materie prime delle diverse filiere produttive.