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Etichettatura errata dei prodotti ittici: il caso dei cefalopodi

Nonostante l’esistenza di normative sia a livello locale che europeo, l’etichettatura errata dei prodotti ittici continua a costituire un problema globale persistente. In questo nuovo articolo, ci concentreremo su un caso specifico, mai trattato in precedenza: l’identificazione genetica dei cefalopodi. Analizzeremo uno studio condotto dai ricercatori greci, focalizzato proprio sull’identificazione di questi particolari prodotti attraverso il DNA barcoding.

A livello globale, i cefalopodi sono generalmente classificati e commercializzati in tre principali macrocategorie: polpi, calamari e seppie. Per gli esemplari interi freschi, l’identificazione può avvenire attraverso un’ispezione visiva e l’analisi di tratti morfologici. Tuttavia, questa metodologia richiede un elevato livello di competenza e risulta inefficace quando il prodotto è già stato lavorato, come frequentemente accade. Infatti, i cefalopodi vengono spesso venduti in diverse forme: a pezzi, ad anelli, a tentacoli, freschi, congelati e, in alcuni casi, in scatola. In queste circostanze, l’identificazione genetica tramite DNA barcoding si dimostra essere il miglior strumento per riconoscere le varie specie.

Lo studio 

Lo studio condotto dai ricercatori greci si propone di esaminare le specie di cefalopodi commercializzate nel mercato ittico greco, dove tali prodotti sono particolarmente popolari. L’obiettivo è valutare i tassi di etichettatura errata utilizzando metodologie di DNA barcoding. A questo scopo, sono stati analizzati due geni mitocondriali: la subunità I della citocromo c ossidasi (COI) e l’RNA ribosomiale 16S (16S). Sono stati presi in considerazione diversi prodotti ittici commercializzati, tra cui quelli freschi, congelati, in scatola e cotti, al fine di garantire un’ampia rappresentatività. In totale, per lo studio sono stati raccolti 156 campioni da pescherie, mercati e ristoranti in quattro città. Le estrazioni del DNA hanno avuto successo per tutti i campioni raccolti, anche se la quantità e la qualità del DNA variavano tra le diverse categorie. In media, le estrazioni di DNA da campioni freschi e congelati hanno prodotto una qualità e una quantità superiori, con frammenti di DNA più lunghi, seguiti dai campioni cotti. Al contrario, nei prodotti in scatola si sono osservate differenze significative, con basse concentrazioni di DNA e frammenti corti. Nonostante vari tentativi, dieci campioni non hanno superato l’amplificazione o il sequenziamento in entrambi i geni analizzati. Le amplificazioni PCR hanno avuto successo per tutti i campioni freschi, congelati e cotti, ma non per sette campioni in scatola.  

I risultati 

Le analisi effettuate hanno mostrato un’elevata accuratezza nell’identificazione dei campioni, con un tasso di successo del 93,58%. Tuttavia, sono state riscontrate 59 discrepanze (40,41%) tra le etichette e le specie identificate. L’analisi ha inoltre evidenziato carenze significative nell’etichettatura dei prodotti ittici. Solo 48 campioni su 156 presentavano tutte le informazioni richieste (nome comune, nome scientifico e luogo di pesca), 66 campioni non riportavano il luogo di pesca, 107 campioni non riportavano il nome scientifico. I prodotti freschi hanno mostrato i tassi di etichettatura errata più elevati, con un 66,66%, seguiti dai prodotti in scatola (35%) e cotti (31,91%).  

Conclusioni

Questo studio, in linea con altre ricerche precedenti, conferma la necessità di un commercio di prodotti ittici più trasparente e tracciabile. I risultati evidenziano la necessità di nuove normative in materia di etichettatura e di sistemi di tracciabilità efficaci per garantire la corretta identificazione delle specie e la provenienza dei prodotti.  Il monitoraggio costante di tutti i prodotti ittici disponibili sul mercato è fondamentale per promuovere un commercio sostenibile e responsabile, tutelando sia i consumatori che l’ambiente. Le analisi del DNA si sono dimostrate uno strumento valido in questo contesto, garantendo un’identificazione accurata delle specie e contribuendo a un sistema di tracciabilità più efficace.