Il DNA per la prevenzione e l’identificazione delle contaminazioni in prodotti vegetali ed erboristici.
Con contaminazione si intende la presenza di sostanze, più o meno nocive, all’interno di prodotti alimentari.
Tali sostanze, dette contaminanti, possono avere diversa natura: fisica, chimica, batterica, virale o ambientale.
Le contaminazioni possono interessare tutte le diverse fasi del processo produttivo, dalla selezione delle materie prime fino allo stoccaggio e alla distribuzione, e possono avere conseguenze anche gravi sulla salute umana. Per questo motivo esistono leggi, normative ed enti preposti che regolano le produzioni alimentari.
Le contaminazioni nel settore erboristico
La complessità della filiera produttiva e talvolta la difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime portano il settore erboristico ad essere particolarmente soggetto a problemi di contaminazione e alterazione.
Un recente studio pubblicato da Frontiers in Pharmacology ha infatti messo in luce che, a livello mondiale, il 27% dei prodotti erboristici risulta alterato.
Se in alcuni casi le specie riportate sull’etichetta del prodotto non risultano presenti all’interno di esso o sono state sostituite da specie simili ma di minor valore e con principi attivi differenti, in altri casi è stata rilevata la presenza di contaminanti. Si tratta di specie che, oltre a non essere riportate in etichetta, possono anche influenzare l’attività di alcuni medicinali come nel caso del ginkgo (Ginkgo biloba), lo zenzero (Zingiber officinale), il ginseng (Panax ginseng), il tè verde (Camellia sinensis) e l’aglio (Allium sativum).
Attualmente le analisi genetiche sono il miglior metodo per identificare gli ingredienti utilizzati nei prodotti erboristici e rilevare la presenza di specie contaminanti non presenti sulle etichette. Questo soprattutto in un settore dove anche le materie prime subiscono forti lavorazioni (essiccazione, macinazione, polverizzazione..) che provocano una perdita dei caratteri morfologici rendendo difficile, se non impossibile, il riconoscimento delle erbe officinali anche da parte dei più esperti.
La presenza di contaminanti nei prodotti a base di erbe non solo influisce sulla qualità e l’efficacia del prodotto stesso causando insoddisfazione nel consumatore ma può avere anche effetti nocivi sulla salute, con una conseguente perdita di fiducia verso il prodotto, il marchio e l’azienda.
Una filiera controllata, anche con analisi genetiche, è sicuramente un approccio efficace per evitare eventuali contaminazioni. Queste possono essere utilizzate per il controllo delle materie prime, prevenendo così l’introduzione nella produzione di specie adulteranti, e nelle successive fasi, fino al prodotto finito, per verificare l’assenza di cross-contaminazioni o l’introduzione errata di contaminanti.
Intossicazioni per ingestione di specie vegetali velenose
Le segnalazioni da parte dei centri veleno riguardanti intossicazioni alimentari dovute all’ingestione di specie vegetali velenose sono tra le più frequenti.
Nella maggior parte dei casi si tratta di errori dovuti alla raccolta e al consumo di piante selvatiche pericolose scambiate per altre commestibili e dall’aspetto molto simile. Ad esempio è possibile confondere la mandragora con la borragine o il colchico con l’aglio selvatico. Tuttavia sono emersi anche casi di intossicazione riconducibili ad errori nel processo produttivo e di distribuzione.
Poter riconoscere con certezza la specie botanica velenosa ingerita è essenziale per confermare la diagnosi medica e per mettere in atto la giusta terapia per contrastare gli effetti nocivi delle piante tossiche sulla salute.
Normalmente le analisi effettuate si basano su test chimici e su una valutazione morfologica delle porzioni di pianta ingerite, una metodologie costosa sia in termini di tempo che di risorse. Inoltre questa richiede approfondite conoscenze di botanica sistematica e potrebbe essere influenzata dall’assenza di chiari tratti distintivi della pianta.
Negli ultimi anni le analisi genetiche si stanno affermando come un nuovo strumento universale per identificare le piante tossiche. Queste consentono infatti un’identificazione univoca e rapida della specie botanica anche su piccole porzioni di materiale e in assenza di tratti distintivi, consentendo una pianificazione veloce e corretta di intervento.
I ricercatori di FEM2-Ambiente e dell’Università degli Studi di Milano Bicocca da anni collaborano proprio su questi argomenti. Di seguito alcuni studi:
- Poisonous or non-poisonous plants? DNA-based tools and applications for accurate identification
- The problem of misidentification between edible and poisonous wild plants: reports from the Mediterranean area
- A rapid diagnostic approach to identify poisonous plants using DNA barcoding data
- DNA barcoding to trace Medicinal and Aromatic Plants from the field to the food supplement
- Comparative and Functional Screening of Three Species Traditionally used as Antidepressants: Valeriana officinalis L., Valeriana jatamansi Jones ex Roxb. and Nardostachys jatamansi (D.Don) DC