Identificazione d’origine: verso strumenti analitici per caratterizzare l’origine geografica
Definire l’origine geografica delle proprie produzioni è un aspetto molto sentito dai produttori del settore vitivinicolo. La caratterizzazione geografica è fondamentale sia per la protezione e la valorizzazione di questa tipologia di prodotti sia per garantire ai consumatori le corrette informazioni.
La rettifica della Commissione Ue sul regolamento sul vino sottolinea inoltre che l’indicazione d’origine dovrà corrispondere al luogo in cui le uve sono state raccolte e non il luogo dove avviene la trasformazione del vino.
Lo studio condotto dai ricercatori di FEM2-Ambiente e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Mezzasalma et al, 2018), nato con l’obiettivo di indagare la correlazione tra campo, uva e microbioma, offre a produttori e consorzi una nuova strategia di verifica dell’origine geografica.
Lo studio
Per lo studio in questione sono state analizzate tre diverse cultivar internazionali di vite (Cabernet Sauvignon, Syrah e Sauvignon Blanc) provenienti da diverse regioni (Nord Italia, Alpi italiane e Spagna settentrionale). Per ogni campione è stato analizzato il microbioma del suolo di provenienza e quello degli acini d’uva, attraverso tecnologie di ultrasequenziamento (High Throughput Sequencing di rRNA 16s).
I risultati
I risultati ottenuti hanno dimostrato che alcuni batteri possono agire come firme geografiche mentre altri come un’impronta di identità varietale.
Lo studio conferma che il suolo delle vigne rappresenta un serbatoio primario per i batteri che sono associati all’uva; infatti, in ogni località quasi il 60% di generi batterici risultava condiviso tra il suolo e gli acini delle diverse cultivar di vite.
Infine, un’analisi di machine-learning ha dimostrato che è possibile prevedere l’origine geografica e la cultivar dell’uva partendo dalla sua composizione di microbiomi con un’alta precisione (9 casi su 12 testati campioni).