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Dallo scandalo della carne equina al covid-19: il DNA barcoding a protezione delle filiere alimentari

Era l’ormai lontano 2013 quando nel Regno Unito scoppiò lo scandalo della carne di cavallo. In alcuni prodotti che dichiaravano di contenere il 100% di carne di manzo vennero trovate percentuali, anche elevate, di carne equina, di più facile reperibilità e meno pregiata sia dal punto di vista economico che nutrizionale.

Lo scandalo fece suonare un campanello di allarme che allertò le autorità competenti e l’opinione pubblica portando alla luce molti casi simili in tutta Europa.

Furono quindi messe in discussione le diverse filiere della carne di bovino ed iniziarono a sollevarsi dubbi sulla correttezza delle etichettature e sulla tracciabilità dei prodotti agroalimentari.

Questo scandalo non solo aumentò notevolmente l’attenzione del consumatore alla qualità dei prodotti, ma mise in luce l’importanza delle analisi del DNA. Per la prima volta venne infatti applicata sul campo la tecnica del DNA barcoding, fino a quel momento principalmente utilizzata solo nell’ambito della ricerca scientifica.

Le frodi alimentari al tempo del COVID-19

Le frodi alimentari, come esposto nel rapporto annuale dell’EU food fraud network, sono in crescita e la pandemia del Covid-19 ha inasprito il problema. Le filiere produttive sono state spesso interrotte per la chiusura dei confini e i controlli sono diminuiti sensibilmente. Questi elementi hanno contribuito ad un aumento delle frodi.

Similmente allo scandalo del 2013, sono stati nuovamente trovati dei prodotti dichiarati manzo ma identificati come carne di cavallo. Un altro caso è stato quello delle fragole in Austria. I commercianti austriaci hanno acquistato fragole spagnole vendute all’ingrosso al mercato di Vienna, le hanno riconfezionate e rivendute come vere fragole Wiesen (fragole di prato autoctone).

I passi avanti della ricerca scientifica

Dal 2013 ad oggi il DNA barcoding ha confermato la sua utilità come strumento in grado dii contrastare le frodi e garantire la qualità, la sicurezza e la sostenibilità dei prodotti e delle filiere agroalimentari.

Ad esempio, è stato possibile rintracciare carne di squalo in prodotti a base di pesce, identificare gli adulteranti in macinati di spezie pregiate come lo zafferano, verificare la specie di una pianta utilizzata per la produzione di infusi escludendo contaminanti pericolosi.

Le analisi genetiche sono quindi uno strumento di tutela contro le frodi ma allo stesso tempo aiutano anche le aziende ad aumentare la fiducia dei propri consumatori garantendo prodotti sicuri e di qualità.

La ricerca scientifica sta mettendo a punto nuove metodologie di analisi capaci non solo di identificare la specie ma anche varietà, come nel caso dell’uva da tavola, o kit rapidi, utilizzabili senza competenze scientifiche e direttamente in loco dalle autorità o dal personale dell’azienda.