Gli errori di etichettatura sono uno dei principali problemi che interessano il mercato ittico, non è infatti difficile imbattersi in notizie che trattano proprio di questo argomento.
L’indagine condotta dal quotidiano britannico The Guardian, ha preso in esame 44 studi nei quali sono stati esaminati, tramite analisi genetica, un totale di 9000 prodotti ittici. Di questi il 36% risulta etichettato in modo errato.
La bottarga di tonno è un’antica specialità ottenuta dall’essicazione e dalla stagionatura delle uova di pesce. Il suo nome deriva infatti dal termine arabo “batārikh” il cui significato è proprio “uova di pesce essiccate”.
La bottarga è un prodotto di alto valore la cui preparazione richiede un lungo processo di lavorazione e una stagionatura di almeno 90 giorni. Questa viene venduta fresca, essiccata o in polvere e può essere prodotta con diverse specie di tonno.
La ciguatera è un’intossicazione alimentare provocata dall’ingestione di tossine, dette ciguatossine, presenti in alcuni microorganismi marini come le microalghe Gambierdicus toxicus e Ostreopsis lenticulari.
Queste entrano nella catena alimentare a seguito della loro ingestione da parte di organismi più grandi fino a trasmettere la tossina alle specie di pesce destinate al consumo umano.
È ormai quotidiano l’appuntamento
con notizie che testimoniano sequestri e multe a discapito del mercato ittico
nell’ambito dei controlli contro le frodi alimentari. Molte di queste sono
proprio dovute alla errata, volontaria o meno, etichettatura dei prodotti.
Un’errata assegnazione di specie determina una fraudolenta comunicazione del prodotto, sia in termini nutrizionali e di qualità, sia in termini di provenienza geografica, sia in termini economici, sia in termini di sostenibilità.
Le frodi nel settore ittico sono tra le più diffuse e difficili da identificare. Specie pregiate possono essere sostituite con altre meno costose, più facilmente disponibili e a volte potenzialmente dannose per la salute.
A questo si aggiungono la richieste sempre più frequenti da parte dei consumatori riguardo alla sostenibilità e alla tracciabilità dei prodotti acquistati.
Negli scorsi mesi abbiamo trattato abbondantemente il problema
dell’errata etichettatura nel settore ittico approfondendo notizie provenienti
dall’Italia, dal
Canada, dal Regno Unito e dagli Stati
Uniti. Si tratta di un tema che sta riscuotendo un forte interesse
nell’opinione pubblica andando ad alimentare dubbi e insicurezze nei consumatori.
Al giorno d’oggi la presenza di informazioni accurate sulla provenienza, sui processi di lavorazione e sulla sostenibilità dei prodotti che si trovano sugli scaffali è un criterio fondamentale di selezione nelle scelte d’acquisto. Mettere in atto interventi e saper comunicare i risultati ottenuti in modo semplice, immediato e trasparente apporta alle aziende un vantaggio competitivo. Saper rassicurare i consumatori sul rischio percepito è quindi un aspetto fondamentale, in particolar modo nel settore ittico verso cui oggi l’attenzione è particolarmente indirizzata.
L’errata corrispondenza tra il prodotto venduto e quello
dichiarato in etichetta è un problema che interessa particolarmente il settore
ittico. L’attenzione su questo tema rimane sempre alta e anche in quest’ultimo
mese non sono mancate notizie a riguardo.
Le preferenze dei consumatori riguardo determinate specie ittiche sono influenzate da diversi fattori. Il valore percepito, le proprietà nutritive e la sostenibilità di alcune specie rispetto ad altre sono aspetti che guidano le scelte dei consumatori finali (e non solo) e influiscono sul prezzo che questi sono disposti a pagare.
In un
momento storico in cui il consumatore è sempre più attento a ciò che acquisita
e consuma diventa indispensabile guadagnarne e mantenerne la fiducia attraverso
la fornitura di prodotti controllati ed etichettati correttamente.
In Lombardia un piatto molto rinomato è il risotto al pesce persico. Chi ci garantisce però che quello servito al ristorante sia davvero persico italiano e non persico del Nilo di qualità inferiore?
FEM2-Ambiente ha analizzato il pesce di lago offerto in molti ristoranti, constatando che quello nel menù è molto spesso il persico africano. Un pesce importato, spesso allevato in condizioni ambientali critiche sul Lago Vittoria e con caratteristiche nutrizionali molto diverse dal ‘nostro’ persico.
L’analisi genetica di FEM2-Ambiente e, in particolare, la tecnica del DNA barcoding permette di identificare con certezza le specie, grazie allo studio di uno specifico frammento di DNA caratterizzato da alta variabilità tra individui di specie differenti e ridotta variabilità intraspecifica: il marchio Verified-DNA garantisce gli ingredienti portati in tavola e certifica l’impegno del ristoratore o del produttore nella selezione dei prodotti di qualità, a beneficio del cliente.