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Sviluppo di metodi basati sul DNA per l’autenticazione rapida dei prodotti ittici: uno caso studio sui gamberetti

I gamberetti sono un prodotto ittico di notevole valore commerciale ed economico tanto che rappresentano il 15% del mercato globale del pesce e dei suoi derivati, con proiezioni che indicano un possibile valore di 68 miliardi di dollari entro il 2030 (FAO, 2022). Tuttavia, la corretta identificazione delle diverse specie di gamberetti a causa delle loro somiglianze morfologiche e della presenza sul mercato di prodotti altamente trasformati, è una sfida che genera un considerevole interesse scientifico. 

Uno studio recente ha rivelato che i gamberetti sono stati la referenza  ittica più soggetta a frodi su scala mondiale nel decennio tra il 2010 e il 2020, con un tasso di etichettatura errata che oscilla tra il 35% e il 37% negli Stati Uniti.

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Specie in pericolo di estinzione tra i prodotti a base di pinne di squalo. L’identificazione grazie al DNA mini barcoding.

Nonostante l’aumento della consapevolezza sull’importanza della loro conservazione, l’abitudine di consumare prodotti a base di pinne di squalo per motivi celebrativi o salutistici rimane diffusa in molte parti dell’Asia. Questa pratica contribuisce a sostenere un’industria che genera un giro d’affari di quasi 1 miliardo di dollari ed è in parte responsabile del forte calo delle popolazioni di squali. 

Nel contesto degli sforzi volti a regolamentare la pesca non sostenibile, si stanno adottando misure come la fissazione di quote di cattura sostenibili e l’implementazione di normative per regolare il commercio. Tuttavia, le pinne di squalo vengono comunemente esportate in forma essiccata e commercializzate con denominazioni generiche, senza specificare la specie di origine. Questa pratica rende complessa l’applicazione delle misure di tutela, il monitoraggio del commercio e l’attuazione di piani di gestione della conservazione. 

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Il DNA ambientale, scopriamo di più su questa importante risorsa genetica. 

Negli ultimi anni, sempre più spesso, sentiamo parlare di DNA ambientale e delle sue numerose applicazioni nei più svariati ambiti. Ma cosa si intende per DNA ambientale?

Con DNA ambientale o eDNA ci si riferisce al materiale genetico ottenuto da campioni ambientali come suolo o acqua, senza raccogliere direttamente gli organismi stessi. 

L’analisi eDNA comporta l’estrazione e l’analisi di frammenti di DNA che gli organismi lasciano nell’ambiente attraverso vari materiali biologici, come cellule della pelle, secrezioni o deiezioni. Queste tracce genetiche possono fornire preziose informazioni sulla presenza, l’abbondanza e la diversità degli organismi, anche quelli sfuggenti, rari o difficili da osservare direttamente.

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I COLORI DELLE BIOTECNOLOGIE

La Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica definisce le biotecnologie come “qualsiasi applicazione tecnica che utilizza sistemi biologici, organismi viventi o parti di essi per realizzare o modificare prodotti o processi con usi specifici ”.

Le biotecnologie hanno un ampio numero di applicazioni, per questo motivo gli scienziati hanno iniziato a classificarle in base al colore.

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LE ANALISI DEL DNA PER L’IDENTIFICAZIONE E LA TRACCIABILITÀ DELLA CARNE BOVINA

Nel settore alimentare la tracciabilità sta assumendo una sempre maggiore importanza, sia dal punto di vista della sicurezza e della qualità, sia per quanto riguarda la tipicità delle produzioni. 

Il settore delle carni, sempre in crescita, genera in Italia un valore di oltre 30 miliardi di euro l’anno, ricoprendo circa il 15% dell’intero risultato economico dell’industria alimentare del nostro Paese.

I controlli sulla carne bovina con il tempo si sono fatti sempre più rigidi. In Europa ad esempio è obbligatoria l’indicazione d’origine in etichetta mentre in Italia, negli ultimi 20 anni, sono stati intensificati i provvedimenti normativi con interventi come l’introduzione dell’anagrafe bovina e l’etichettatura obbligatoria della carne.

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Nuovi test per l’identificazione e l’autenticazione dei prodotti a base di sgombro.  

A Fast and Simple DNA Mini-barcoding and RPA Assay Coupled with Lateral Flow Assay for Fresh and Canned Mackerel Authentication” è il titolo dell’articolo scientifico pubblicato nel mese di dicembre 2022 su Food Analytical Methods. L’articolo riguarda il lavoro svolto dal nostro team scientifico, in collaborazione con i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nato con l’obiettivo di sviluppare nuove metodologie d’analisi per il settore ittico. 

Lo studio si è concentrato in particolare sul caso dello sgombro il cui genere è composto da quattro diverse specie: S. scombrus (Linnaeus, 1758 ), più costoso e dalle ottime proprietà nutritive,  S. japonicus (Houttuyn, 1782 ), S. colias (Gmelin, 1789 ) e S. australasicus (Cuvier & Valenciennes, 1832 ). 

Ad oggi la legislazione europea sul tema dell’etichettatura dei prodotti ittici è ancora abbastanza permissiva in quanto non impone di indicare sulle etichette dei prodotti trasformati la specie scientifica delle materie prime utilizzate, inducendo così il consumatore in errore. A questo si aggiunge il fatto che la perdita di caratteristiche morfologiche durante la lavorazione impedisce una corretta identificazione della specie aumentando così la possibilità di errori e frodi. 

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Estate e caprese: accoppiata vincente, ma attenzione alle bufale. Dalla ricerca arriva l’analisi che distingue il latte di bufala da quello vaccino

Dopo una lunga estate di controlli rafforzati, è arrivata l’operazione di sequestro di oltre 50 chilogrammi di falsa mozzarella di bufala campana DOP e di altri prodotti alimentari scaduti.

Gli agenti vigilatori del Consorzio di Tutela sono stati coinvolti in un’operazione congiunta a Milano, condotta con i Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Torino, che ha smascherato un caseificio che utilizzava abusivamente la denominazione della Mozzarella di bufala campana Dop. Il produttore, con punti vendita in Campania e Lombardia, spacciava per Bufala Dop una mozzarella realizzata con un misto di latte vaccino e bufalino. Aveva addirittura riprodotto il logo del Consorzio senza autorizzazione.

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Il ginseng va forte sul mercato, ma attenzione al contenuto.
Il DNA barcoding contro l’adulterazione.

Il ginseng è considerato da millenni un rimedio naturale popolare in Asia (Panax ginseng) ed è diventato una vera fonte di profitto in Canada e Stati Uniti (Panax quinquefolius).
Le origini del termine ci dicono molto sulla forte e duratura relazione tra questa pianta e l’uomo. Il termine “Panax” ha origine greca, da παν ἀκέια (pan=tutto, akèia=rimedio), ossia rimedio per tutti i mali, da cui deriva la parola latina “panacea”, mentre “Ginseng”, in lingua cinese, significa “Pianta dell’uomo”.
Il ginseng vanta diverse specie, le più diffuse tra queste sono il Ginseng cinese (Panax ginseng) e il Ginseng americano (Panax quinquefolius). Alla lista, si aggiungono il Ginseng giapponese (Panax japonicus) e il Ginseng vietnamita (Panax vietnamensis).
Molti sono gli effetti benefici attribuiti a questa pianta, come le proprietà anti-stress e antiaging e il miglioramento del sistema centrale e immunitario, mentre le controindicazioni e le avvertenze sui dosaggi scarseggiano anche a livello scientifico.

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Il DNA ambientale, un nuovo strumento per il controllo dei wet market

I wet market, tradotto dall’inglese “mercato umido”, sono mercati prevalentemente all’aperto dedicati alla vendita di beni deperibili come carne, pesce e frutta. Questi mercati sono caratterizzati dalla presenza di animali vivi, spesso detenuti in pessime condizioni e soppressi direttamente in loco durante la vendita.

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Allerta senape: un test del DNA che esclude i falsi positivi.

Farine, pane, pasta, prodotti dolciari e da forno, molti sono gli alimenti a base di farina di grano presenti sugli scaffali dei supermercati e oggi bersaglio dell’allerta lanciata dagli uffici irlandesi del Rasff (sistema di allerta rapido europeo per gli alimenti). La segnalazione fa riferimento alla presenza sul mercato di grano “fortemente contaminato” da senape, soprattutto per quanto riguarda quello raccolto in Italia nel 2021. 

La presenza di senape nelle farine, anche in piccole quantità, provoca effetti nocivi (eruzioni cutanee, gonfiore, mancanza di respiro, asma e altro) in soggetti allergici, e, come indicato da Regolamento UE 1169/2011, deve sempre essere indicata in etichetta. Per questo motivo il Ministero della Salute ha provveduto tempestivamente ad informare i consumatori e le catene alimentari interessate fornendo tutte le indicazioni  sugli appositi interventi da mettere in atto. 

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